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La persona Paesaggio

L'archivio della "Persona paesaggio".


È ormai noto che l'indagine su un territorio riesce meglio se è realizzata da conoscitori che indagano, di fatto, i luoghi dove si sono sedimentate le memorie delle generazioni passate e che sono giunte a noi, originariamente, con la tradizione orale e solo successivamente come soggetto di studi e ricerche. Questa è una conoscenza che non può mancare all'esploratore del paesaggio perché solo con questo metodo si crea una memoria visiva della propria epoca da lasciare in eredità alle future generazioni.

C'è poi un aspetto soggettivo, proprio del fotografo, cui può capitare l'occasione di percepire immagini del territorio che fulmineamente sorprendono per la loro originalità ma che bisogna essere in grado di capire e saper cogliere.

Le idee rigorose e le scelte etiche sono però difficili da raggiungere e soprattutto da diffondere: troppo spesso si preferiscono piacevoli immagini edulcorate adatte più all'ego di chi scatta e al taglio di nastri da parte di politici in cerca di piccoli successi, entrambi ignari dei danni che stanno arrecando al progresso culturale della comunità.

Floriano Menapace

floriano 5Floriano Menapace dal 1968 è attivo fotografo in bianco/nero e studioso di storia e critica della fotografia. Come autore, indaga le tematiche del paesaggio con delle ricerche sugli aspetti propri dell’ambiente antropizzato. I soggetti, ripresi con metodi tradizionali, sono restituiti con immagini consapevolmente interpretative che tengono conto della storia e della tecnica della fotografia.

www.florianomenapacephoto.com

Valle Rendena, Strembo, monumento ai Caduti – 2011

Valle Rendena, Strembo, monumento ai caduti – 2011

Valle Rendena, Strembo, monumento ai Caduti – 2011.

L'album di Strembo.

Guardando questo monumento pare sia stato ideato ad imitazione di un album di famiglia. Matrimoni, nascite, ritratti di baffuti e impettiti signori, donne in nero, neonati, bimbi morti, gruppi di scolaresche, di coscritti, di pompieri, di sportivi, di teatranti, di emigranti, di soldati. Queste fotografie erano mostrate con attenzione dagli anziani che intorno ad un viso riconosciuto intrecciavano lunghi racconti di antiche parentele e vite difficili. Ma le fotografie ricordano soprattutto coloro che sono partiti, gli emigranti, i soldati come in questo caso, perché si sapeva che molti non sarebbero tornati. E così ogni recluta, prima di essere inviato al fronte si faceva fare il ritratto proprio per lasciare una memoria fisionomica.

Non è questa la sede per fare notazioni di carattere storico, antropologico o di cultura locale, perché le ricerche devono essere lasciate ai discendendenti dei Caduti, scavando nei racconti degli anziani, nelle carte di casa e negli archivi pubblici per cercare di approfondire la memoria collettiva.

Per questa immagine è stata utilizzata una luce piatta, con toni dimessi, per mostrare al meglio i volti, i nomi, gli anni, ma anche per sottolineare il nostro sentimento di rispetto verso la morte di quegli uomini.