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Per tre settimane la mia famiglia non sapeva dov'ero, se ero vivo o se ero morto. Il racconto del giovane albanese accolto da Mani Unite

minori stranieri accompagnatori e volontari 1

VALLON – VAL D'ALGONE. "Per tre settimane la mia famiglia non sapeva dov'ero, se ero vivo o se ero morto". Si esprime così, in toni drammatici, ma ormai con il sorriso sulle labbra, Ornald, albanese, accolto al Centro di solidarietà "Don Lorenzo Milani" di Tessera nei pressi di Venezia. E' un minore straniero non accompagnato, un profugo minorenne. E' fuggito dall'Albania ed è venuto in Italia per una vita migliore. Parla un italiano stentato, ma si fa capire. "Sbarcato dal traghetto a Brindisi - prosegue nel suo racconto Ornald - è iniziata la mia avventura. Ho viaggiato con mezzi di fortuna e con gli autobus, dormendo nelle stazioni, fino a quando ho finito quei pochi euro che avevo. Così mi sono trovato a Imola, dove ho visto il cartello della Questura. Dopo alcune ore di attesa, sono stato trasferito in comunità. Era notte e non vedevo dove mi portavano. Pensavo mi rispedissero a casa e invece ho visto con gioia che mi trattenevano in Italia". Questo è il racconto del drammatico viaggio della speranza di uno dei venti ragazzi che nella settimana scorsa sono stati accolti da "Mani Unite" - l'associazione umanitaria fondata a Tione nel 2006 - nella casa per vacanze del Comune di Comano Terme, in località Vallon, in val d'Algone.
Sono ragazzi in età compresa fra i 15 e i 17 anni (al compimento del diciottesimo non possono più rimanere in Comunità) che provengono dal Bangladesh, dall'Afghanistan, dall'Egitto, dall'Algeria, e in maggioranza dall'Albania, ad indicare una ripresa sostenuta delle migrazioni da questo Paese vicino a noi. Vivono nella Comunità Minori di Forte Rossarol di Tessera (Ve). Qui imparano l'italiano, si autogestiscono nel senso che cucinano, lavano, stirano, curano il proprio ambiente e sé stessi; studiano e se possibile imparano un lavoro. Fino al momento cruciale della loro vita: il passaggio alla maggiore età. Un momento che non sempre si protrae con esiti positivi, soprattutto in questo delicato periodo di stagnazione economica e di difficoltà occupazionali.
In val d'Algone sono giunti suddivisi in due gruppi. Il primo di 12, il secondo di 10 ragazzi, accompagnati da 3 loro operatori Entrambi hanno trascorso quattro giorni, cimentandosi in escursioni a malga Movlina, alla Credata, e nel gruppo del Vallon, guidati dai volontari di Mani Unite e dagli operatori del Parco Adamello Brenta. Grazie all'iniziativa dell'associazione di volontariato di Tione, hanno trascorso un breve ma intenso momento di vita diversa, che difficilmente potranno ripetere.
Quella di venerdì scorso è stata la cena dell'addio, o forse dell'arrivederci. Oltre ai ragazzi c'erano i loro accompagnatori: Gianpietro, Claudio e Bruno. C'erano i volontari di Mani Unite che si sono prodigati nell'organizzazione del soggiorno: il presidente Arduino Leonardi, il vice Franco Paissan, e poi Anna, Giuseppina, Vincenzo, Roberto e Claudio. Il menù: zuppa di verdure e carne, contorno di pomodoro e cetrioli, cucinati e serviti dai ragazzi ospiti, torta e caffè per finire, il tutto in una reciproca presentazione e conoscenza. Arsen, Hamid, Klajdi, Eugen, Ardsan, Ornald, ma anche Mario, Denis, alcuni dei loro nomi.
Alla domanda, perché siete venuti in Italia? Una risposta unanime: "per cercare lavoro, ed aiutare la famiglia in patria". (f.s.)

i volontari di mani unite 2