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Il ricordo del "Ligio"
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- Categoria: Val Rendena
- Pubblicato Mercoledì, 01 Febbraio 2012 20:01
- Scritto da Mario Antolini Musón
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Già opportunamente Giuseppe Ciaghi ha ricordato, con parole accorate e sincere, l'Amico Eligio Valentini, ricordandone i tratti maggiormente significativi di quella che è stata la sua "presenza" nel mondo politico amministrativo delle Giudicarie negli anni più intensamente vissuti in Trentino per l'affermazione dell'Autonomia e di una visione moderna e perfezionata della vita delle nostre popolazioni, alla luce di quelle ideologie che, pur contrastandosi per principi e idealità, tutte avevano a cuore un avvenire di sostanziale "bontà" (equità, giustizia e benessere) per le nostre popolazioni.
Eligio li ha intensamente vissuti - con tutti noi "vecchi" - quegli anni così accesi e così vivaci e sovraccarichi di motivate speranze...: speranze sognate e tenute vive con tutte le forze, ma che oggi sembrano offuscarsi da un Duemila più carico di disfatte che non di méte raggiunte.
Eligio Valentini era e resterà per tutti coloro che l'hanno conosciuto soltanto "el Lìgio": un personaggio del tutto singolare sia per il suo personalissimo carattere che per il suo impegno sociale: lo abbiamo tutti conosciuto per la sua eccezionale proiezione verso gli altri, verso il sociale, verso la comunità sia in nome di ogni singolo individuo che in nome dell'intera società: del pubblico.
Questa sua potenzialità - mai venuta meno, se non spezzata dal male che ce lo ha strappato troppo presto - lo ha portato a combattere le più aspre battaglia nelle file della Democrazia Cristiana per vari decenni, e la sua capacità e costanza lo ha reso benemerito per tutte le Giudicarie e per numerosi Giudicariesi, poiché è rimasta nota la sua disponibilità non solo per il gli Enti Locali, ma anche in favore di chiunque avesse bisogno di un suo aiuto in ambito soprattutto burocratico. È stato certamente un generoso anche quando i suoi atteggiamenti assumevano l'aspetto dell'arduo "combattente" che sapeva difendere a spada tratta quanto c'era qualche diritto da dover doverosamente imporre o da difendere per il "bene comune".
Ovviamente ed onestamente le Giudicarie gli devono essere,con tanto di riconoscimento ed onestà intellettuale, profondamente riconoscenti; ma credo che maggiormente lo deve essere in particolare la popolazione di Javrè per il suo attaccamento al suo paese vissuto in maniera intensa e capace, attraverso la conoscenza effettiva delle "antiche carte", sia nella ricerca di tutto ciò che potesse servire a mantenere viva l'identità di un contesto sociale che aveva alle spalle tanto di storia, ma le cui nuove generazioni avevano bisogno di nuovi spazi nella rivalutazione delle tradizioni, nella pratica dello sport, nel bisogno di sapersi e volersi incontrare. Quante iniziative sono nate o da lui stesso o con lui sagace animatore di quei "gruppi" che hanno saputo costruire la vita nuova e animata di un paese che si è sempre distinto per le proprie attività sociali e che ancor oggi, nel suo nome e sorretti dal suo esempio, sta saggiamente cercando di avere il suo giusto "peso" nell'ambito della Val Rendena.
Non sarà facile riuscire a dare la giusta ed esatta valutazione sociale e storica nel campo politico-amministrativo di una personalità così rara fra la nostra gente. È certo è che egli ha vissuto "il sociale e per il sociale" con una intensità ed una dedizione fuori dal comune; quando lo incontravi lo sentivi quasi vibrare quando parlava di problemi socio-comunitari e sapeva mettersi in gioco con tutte le responsabilità possibili, tanto era vissuta e sentita la sincerità dei propri ideali. Per questo gli sono stati dati anche incarichi politici e pubblico-amministrativi di notevole impegno, sui quali i giudizi possono essere anche diversificati; ma nessuno potrà mai dire che non li abbia accettati ed onorati con serietà e dedizione davvero ammirevoli, che possono restare a luminoso esempio.
Un altro "Amico" degli anni ruggenti delle nostre Giudicarie è andato ad aggiungersi ai tanti altri che hanno saputo vivere "per gli altri" e per l'affermazione di una periferia troppo spesso dimenticata; possa il suo ricordo rivivere nei giovani, cui è affidato il seguito delle sue battaglie, la continuazione di quell'impegno sociale che dovrebbe spettare a tutti, ma che troppo pochi si sentono di prenderlo nella debita ed entusiastica considerazione. Che l'esempio del Lìgio possa far scuola.