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21 marzo, in ricordo di Checo. Commemorazione di Felice Franceschetti eroe partigiano di Cologna

Locandina CHECO Franceschetti



Era il pomeriggio del 21 marzo 1945 quando Felice Franceschetti di Cologna di Pieve di Bono e la brigata "Wladimiro Paoli" furono attaccati dai tedeschi.
Arruolato volontariamente come carabiniere nel 1941, nel '43 fu aggregato al Gruppo Autonomo Carabinieri presso il Ministero della Difesa nazionale ma a seguito del suo rifiuto di fare rastrellamenti di militari in fuga venne assegnato alla stazione dei carabinieri di Volpago del Montello, in provincia di Treviso.
Dalle lettere alla mamma e agli amici trapela un'inquietudine per la situazione italiana, e fu proprio questa a spingerlo a dare una svolta alla sua vita quando la caserma di Volpago fu occupata dalle formazioni partigiane ed ai carabinieri fu chiesto di scegliere se congedarsi oppure entrare nelle file dei combattenti per la libertà. Felice Franceschetti scelse la strada più rischiosa della lotta clandestina.
Entrato nella divisione "Francesco Sabatucci" che operava nel settore orientale della provincia di Treviso, il "Checo" partecipò alle principali azioni di guerriglia nelle formazioni partigiane, "distinguendosi sempre con spirito garibaldino, qualità tecnico militari e sprezzo del pericolo" (ANPI di Treviso), tanto da meritarsi la nomina a comandante di distaccamento con il grado di sottotenente.
Nel marzo del '45 giunsero notizie al comando partigiano di un gruppo di ladri che, approfittando della situazione di sbandamento e confusione, seminavano il terrore nella zona con furti e rapine. Partirono in venti verso Zapparè di Trevignano per riportare la tranquillità nella popolazione già provata dalla guerra. Ospitati nella casa di due contadini, furono accerchiati dopo che il cognato dei due li aveva denunciati al comando tedesco. Seguì un cruento scontro a fuoco, ma i partigiani resistettero fino a creare un varco dal quale molti riuscirono a fuggire. Tra questi purtroppo non c'erano Checo, Bil, Bocia (Ugo Bottacin, di soli sedici anni) e Ugo Marino (comandante della brigata). Col calare della sera i nazisti smisero di sparare, limitandosi a demolire la casa adiacente in fiamme a colpi di panzer faust (un lanciagranate) ma nella notte cercarono di entrare da un cortile. I partigiani risposero lanciando una bomba che però non esplose e li respinsero allora con armi leggere. Sentendo "Pippo" (aereo alleato) sorvolare la zona, spararono cercando di attirare la sua attenzione, ma nessuna delle due volte che passò riuscirono a farsi notare. Attesero il calare della luna per aggrapparsi all'ultima speranza di fuga uscendo dalla stalla saltando un fossato ed entrando in un filare di viti. Si accorsero però presto di un'ombra che si muoveva... I tedeschi li avevano accerchiati sul fronte e sul fianco sinistro. Questi spararono un bengala per illuminarli facendo poi fuoco, i partigiani rimasero sdraiati pancia a terra finché la luce si spense, e, approfittando della vista accecata dei nemici, si rialzarono e risposero al fuoco spostandosi avanti a destra, così per tre volte finché riuscirono a dileguarsi.
Oltre ottanta furono i morti tedeschi ed il giorno successivo fu fatta una rappresaglia che portò all'esecuzione di dieci cittadini inermi del luogo.
Anche Checo e Bocia purtroppo diedero la vita " da prodi, nel tentativo di proteggere lo sganciamento dei loro compagni" ( da un articolo de "La nuova strada", organo dei partigiani e patrioti veneti del 25 marzo 1947).
Checo, prima sepolto in una fosse comune, fu riesumato la notte stessa dai suo compagni in seguito alla segnalazione di un prete e portato al cimitero maggiore di Treviso. Nel '46 gli amici Vittorio Pagotto e Bruno Franceschetti riportarono la salma nel cimitero di Pieve di Bono dove fu tumulata e si trova tuttora.
Per tutto questo verrà ricordato Checo sabato 21 marzo a Cologna a partire dalle 9.30 con la S. Messa con la partecipazione della Corale Santa Giustina, seguirà la deposizione della corona al monumento in collaborazione con la scuola secondaria di Pieve di Bono, l'Istituto comprensivo "Don Lorenzo Milani", la Banda musicale di pieve di Bono e il gruppo lettori "La Chimera", con la ricostruzione storica di Enzo Filosi e gli interventi del sindaco di Pieve di Bono Attilio Maestri, il Presidente del Consiglio Provinciale Bruno Dorigatti, il Comandante provinciale dei Carabinieri col. Maurizio Graziano ed il Presidente dell'A.N.P.I. del Trentino Sandro Schmid. Si concluderà con un rinfresco.
La madre di Felice, Natalina, scrisse sul retro della fotografia di quell'evento: "In ricordo di Felice Franceschetti: cadde per la libertà d'Italia a Trevignano di Treviso, il 22 marzo 1945".