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Per Condino, un tuffo nel 600. Rievocazione storica in costume per la consegna della "bolla" che gli concesse l'Arcipretura il 4 ottobre 1613

Condino Rievocazione storica arcipretura 4 ottobre 1613   

Condino è ripiombato nel 600. Nelle strette viuzze, addobbate a festa da drappi e lenzuola ricamate alle finestre, il messo papale del Principe Vescovo di Trento Carlo Gaudenzio Madruzzo - legato imperiale alla Dieta imperiale di Ratisbona, accompagnato da armigeri e dagli stendardi delle contrade - ha sfilato in corteo fino alla chiesa di Santa Maria Assunta. Ha portato al console di Condino la "bolla"che elevava monsignor Pietro Belli, il pievano, vicario generale del Principe e vescovo suffraganeo, ad "arciprete". E con lui la Chiesa della Pieve. Era il 4 ottobre del 1613. La rievocazione storica che, sabato 21 settembre, ha attraversato le vie del borgo con grande concorso di pubblico, ha rammentato i fasti e l'importanza storica della cinquecentesca chiesa arcipretale di Condino (vero capolavoro artistico, tra i più importanti del Trentino, probabilmente di era paleocristiana, esistente prima del 1192 ristrutturata dal bresciano Lodovico Baretta e affrescata alla metà del '500 (1547) dai maestri Comanedi di Osteno) , che da quella data, appunto, si è potuta fregiare di quel titolo, proprio in virtù della nomina arrivata dall'alto all'ora pievano Monsignor Pietro Belli, tenuto in grandissima considerazione dal vescovo di Trento.

Rievocazione storica arcipretura Condino 1613

 

E' quasi l'imbrunire, quando un lungo corteo guidato da un messo a cavallo arriva sul sagrato della chiesa. Ad aspettarlo c'è tutta la cittadinanza. Il messo vescovile smonta dal destriero. Si avvicina al console Antonio Mazzola (impersonato da Ovidio Pellizzari), si inginocchia e tende la pergamena che contiene la "bolla" di "elevazione" del parroco ad arciprete. L'unico delle Sette Pievi delle Giudicarie a poter utilizzare quel titolo. La cerimonia è semplice, si consuma in pochi istanti. Nessun convenevole. Scarna, asciutta, com'era in uso in quel tempo. Il legato imperiale del Papa Paolo V, si gira ed esce di scena. Attorno, il popolo, gli stendardi delle antiche contrade di Villa, Acquaiolo, Cantagallo, Cron, Garzole, Pagne, Preda e Sassolo. I condinesi esultano.

Rievocazione storica a Condino dellarcipretura 1613

 

La loro Chiesa da quel momento è innalzata "Ad Arcipretura in Aeternum". I figuranti con i loro variopinti costumi entrano nella splendida chiesa dedicata a Maria Assunta. Lì il console sale sul pulpito ligneo che sovrasta le navate, ringrazia e legge la "bolla"." Carlo, per misericordia di Dio e della Santa Romana Chiesa, prete e Cardinale Madruzzo, del titolo di S. Tomaso in Parrrione, Vescovo e Principe di Trento, Legato a Latere del Santissimo Padre in Cristo e Signore nostro Paolo per divina provvidenza Papa V (...) decretiamo che il parroco pro tempore e tutti i suoi successori, e coloro che per istituzione canonica otterranno la predetta Chiesa, abbiano ora e in futuro il nome e il titolo di Arciprete, come con la presente, in virtù dell'autorità apostolica di cui siamo rivestiti, lo conferiamo a lui e ai singoli suoi successori, insieme con tutti gli onori e le prerogative di cui sogliono godere, ed essere decorati, gli altri arcipreti ed eleviamo detta parrocchia ad Arcipretura, e la dichiariamo eretta ora ed in perpetuo. Firmato Carlo Cardinal Madruzzo". Una lettura solenne. Fatta con voce stentorea alla presenza della popolazione che non ha voluto mancare all'importante rievocazione. A cui si è unito Monsignor Luigi Bressan, attuale vescovo di Trento. Che con il decano don Francesco Scarin (in procinto di partire per altra diocesi) ha celebrato la messa solenne, accompagnata dai canti in latino del Coro parrocchiale. Finita la messa, il corteo ha ripercorso l'antica via Sassolo, fino a piazza San Rocco, dove nel Palazzo Municipale, nella Sala delle Colonne - sede della vecchia taverna comunale - i partecipanti si sono seduti al desco "seicentesco", con piatti tipici di allora, a base di orzetto e fagioli. Si è chiusa così un'altra grande celebrazione in costume della comunità condinese, già artefice di un coinvolgente presepe vivente che ogni anno richiama nelle strade del borgo turisti e curiosi. Da qualche anno particolarmente attenta e orgogliosa delle proprie tradizioni. Una originale reminescenza storica, con costumi e abiti d'epoca preparati con cura minuziosa, con il concorso, entusiasta, di tantissime persone.

L'idea, che si spera possa entrare negli appuntamenti d'obbligo della promozione locale, è stata di Ovidio Pelizzari, aiutato da Luciana Bagattini (la costumista), Piera Bugna (la coreografa), Claudio Rosa (il regista). Con il determinante concorso di tutte le associazioni.