Perlasca e il coraggio di dire di no. questa sera al Centro Polivalente di Condino
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- Pubblicato Mercoledì, 24 Gennaio 2018 08:59
- Scritto da m.r.
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Mercoledì 24 gennaio alle 21,00 presso il Centro Polivalente a Condino in occasione della "Giornata della Memoria" 2018 Comune di Borgo Chiese e Comunità delle Giudicarie organizzano lo spettacolo "Perlasca_ Il coraggio di dire di no".
Lo spettacolo, che rientra nella serie "Giudicarie a Teatro", è una produzione del Teatro degli Incamminati, Teatro di Roma-Teatro Nazionale in collaborazione con Overlord Teatro ed ha il patrocinio della Fondazione Perlasca, con sede a Padova, città nel cui entourage la famiglia di Perlasca viveva e che appunto ricorda l'operato di questa importante figura italiana durante la Seconda Guerra Mondiale.
Giorgio Perlasca in gioventù era stato convintamente fascista, tanto da essere partito come volontario prima per l'Africa Orientale e poi per la Spagna, dove aveva combattuto in un reggimento di artiglieria al fianco del generale Franco. Rientrato in Italia, dopo l'alleanza stretta dal nostro paese con la Germania e la promulgazione delle leggi razziali contro gli ebrei non si sente più di riconoscere i valori a cui il fascismo si ispira.
Senza diventare manifestamente contrario al regime continua la sua normale vita professionale finché viene inviato come incaricato d'affari con lo status di diplomatico nei paesi dell'Est per comprare carne per l'Esercito italiano. Quando giunge l'Armistizio tra l'Italia e gli Alleati dell'8 settembre 1943 Perlasca si trova a Budapest; sentendosi vincolato dal giuramento di fedeltà prestato al Re rifiuta di aderire alla Repubblica Sociale Italiana.
A metà ottobre 1944, quando i tedeschi prendono il potere affidando il governo ai nazisti ungheresi, iniziano le persecuzioni sistematiche contro gli ebrei e Perlasca viene richiuso assieme ad altri diplomatici in uno stabile a Budapest. Da qui riesce a fuggire riparando presso il consolato spagnolo dove, per i suoi passati meriti in Spagna, gli viene rilasciata la nuova identità di Jorge Perlasca.
Collabora intanto con l'ambasciatore spagnolo Sanz Brinz per salvare il maggiore numero di ebrei tramite salvacondotti per case protette dove questi risiedono. Il giorno in cui Brinz deve abbandonare il consolato, Perlasca assume coraggiosamente il suo ruolo continuando nella sua ammirabile opera di aiuto alla popolazione ebrea fino all'entrata dei russi in città, salvando così fino a 5.200 persone.
Giorgio Perlasca rientra quindi attraverso un lungo viaggio in patria dove riprende il suo normale corso di vita, rivelando solo a pochi intimi quanto fatto. Una verità che si scopre solo negli Anni '80 grazie alla testimonianza di alcuni ebrei scampati al terrore nazista a Budapest.
"Perlasca si è sempre considerato un uomo normale, che ha compiuto ciò che qualunque uomo normale avrebbe compiuto, come Padre Kolbe e tanti altri a noi sconosciuti", scrivono gli autori dello spettacolo, ricordando però quanto grande è stato nella sua semplicità questo suo modo di operare.
Il dramma scritto e interpretato da Alessandro Albertin ha insomma l'obbiettivo di richiamare le persone ad essere normalmente sensibili ai bisogni degli altri, soprattutto quanti ingiustamente discriminati e perseguitati, nella convinzione che l'indifferenza sia la radice di tutti i mali.