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28 giugno 1914: L'arciduca Francesco Ferdinando e la sua consorte duchessa di Hohenberg si recavano al municipio per il ricevimento delle autorità, quando fu lanciata una bomba...

6. Assassinio dellArciduca Francesco Ferdinando a Sarajevo

28 giugno 1914, assassinio di Sarajevo. Partono da qui le sofferte vicende che hanno vissuto i nostri nonni e bisnonni che si protrarranno fino al novembre 1918: quattro anni di guerra che sono rimasti non solo nelle cronache e nei libri di storia, ma che anche in quasi tutte le famiglie giudicariesi hanno lasciato il segno del "tremendo massacro".

Le testimonianze che saranno raccolte in questa e nelle successive pagine risultano tratte, in modo particolare, da pubblicazioni giudicariesi e trentine in maniera da rivivere quei mesi e quegli anni come le hanno recepite e vissute le nostre popolazioni della nostra terra. Quindi una serie di vicende che sono avvenute sia lontane da casa nostra che in casa nostra, ma che vengono prese in considerazione come vissute e sentite con la mente e con la visione di nostri conterranei. I riferimenti più significativi saranno i "Diari" del tionese Guido Boni, il "Diario" di mons. Donato Perli, decano di Tione, il volume del generale di Bolbeno Tullio Marchetti "Fatti, uomini e cose delle Giudicarie nel risorgimento", i vari volumi dell'ing. Dante Ongari di Spiazzo e ad altre pubblicazioni e documenti che verranno debitamente citati.
Pensiamo sia giusto avvertire che le cronache che si susseguiranno di mese in mese vengono viste dai territori dell'impero austroungarico, quindi sempre con una visione non italiana; infatti gli autori che saranno citati sono sempre persone che scrivono in terra asburgica. Inoltre non va sottovalutata la circostanza che nel 1914 l'Italia era ancora vincolata dall'alleanza con gli imperi centrali per cui solo il 4 agosto 1914 dichiarò la sua neutralità che durò fino al maggio del 1915, quando dichiarò guerra all'Austria.

Era l'anno 1914. I primi mesi del 1914 annotano, in Trentino, il susseguirsi d'una tranquilla quotidianità. Il 5 gennaio a Trento si svolge il congresso dei maestri trentini; il 25 gennaio si celebra il primo centenario della nascita di Giovanni Prati; sempre nel mese di gennaio si conclude in favore della SAT la vertenza per la proprietà del Rifugio in Bocca di Brenta mossa contro la Duöav austriaca; il 20 febbraio viene eseguita a Torino l'anteprima della "Francesca da Rimini" di Riccardo Zandonai; nel marzo si ha la riforma della legge elettorale elevando i rappresentanti trentini alla Dieta di Insbruck e nella successiva tornata elettorale in aprile viene eletto deputato Cesare Battisti; il 5 maggio Sténico viene quasi interamente distrutto da un incendio; il 18 giugno in un altro incendio viene distrutto dal fuoco un casamento a Campomaggiore.
Quindi il fatidico 28 giugno che succintamente il Marchetti così annota: «L'arciduca Francesco Ferdinando, l'erede al trono imperiale austroungarico, venne assassinato a Sarajevo il 28 giugno 1914 e la Serbia fu accusata di avere favorito il regicidio».

assassinio di Sarajevo


La notizia viene invece così più ampiamente raccolta da Guido Boni: «L'arciduca Francesco Ferdinando e la sua consorte duchessa di Hohenberg si recavano al municipio per il ricevimento delle autorità, quando fu lanciata una bomba. Questa cadde sul braccio dell'arciduca che la respinse con un movimento del braccio stesso. La bomba esplose dopo che l'automobile dell'arciduca era passata. Due persone che si trovavano in un'automobile che seguiva rimasero leggermente ferite e furono gravemente ferite sei persone che erano tra la folla. L'autore dell'attentato è un tipografo nativo di Trebinje, certo Cabrinovjc; esso è stato subito arrestato. Dopo il solenne ricevimento al municipio l'arciduca continuava a percorrere le vie della città, quando avvenne un secondo attentato, compiuto mediante una "browning". L'arciduca fu colpito al viso e la duchessa all'addome. L'arciduca e l'arciduchessa furono subito trasportati al "Konak", ove spirarono. L'autore del secondo attentato è uno studente dell'ottava classe liceale, certo Princip, nativo di Grahovo. Esso è stato arrestato. I due assassini sono stati a stento sottratti alla folla che voleva linciarli».

assassinio di Sarajevo 2
Mons. Perli inizia le proprie memorie nel suo diario proprio con il 28 giugno e così descrive i fatti: «L'arciduca ereditario Francesco Ferdinando si reca in Bosnia accompagnato dalla sua consorte a presenziare colà le manovre militari e, nel mentre attraversavano la città di Sarajevo in automobile, furono proditoriamente uccisi con rivoltella da un Serbo di nome Princip. Il fatto destò universalmente tristissima impressione, e il pubblico si mise in attesa del conseguente gravissimo castigo con cui l'Austria avrebbe vendicato il delitto e il proprio insulto. Ne seguì il processo, che assodò l'esistenza di una vasta congiura serba contro l'arciduca e contro l'Austria stessa colla complicità del governo Serbo stesso aizzatovi dal contegno della Russia».
La stessa notizia, qui raccolta soltanto da fonti Giudicariesi, ovviamente risulta riportata in maniera diversa sui libri di storia, sui quali avrà certamente una esposizione più dettagliata nei particolari e più aderente alla realtà di quanto e come era veramente accaduto.
Tuttavia, per opportuni e necessari riferimenti storici che meglio inquadrano gli avvenimenti, va ricordato che nel 1867, per il compromesso (Ausgleich) austro-ungarico, nasceva la duplice monarchia di Austria Ungheria; che nel 1878 il congresso di Berlino affidava all'Austria l'amministrazione della Bosnia-Erzegovina; che nel 1907 veniva approvato in Austria il suffragio universale, in seguito al quale la maggioranza al parlamento di Vienna era conquistato dall'elemento slavo; che nel 1908 avveniva l'annessione della Bosnia-Erzegobina all'Austria per cui si accentuava la crisi con la Serbia. Tutti elementi da tenere presenti per meglio comprendere i fatti di Sarajevo.
Sempre con la data del 28 giugno il diario Boni annota: «Da Ischl. Le prime notizie dell'attentato giunsero alle 11,30 e si diffusero in un baleno in tutta la città. Da tutte le parti la gente accorreva verso la villa imperiale. L'aiutante generale conte Paar si assunse il grave compito di comunicare la terribile notizia all'imperatore. (...). Da Roma. A Roma la prima notizia del luttuoso avvenimento è arrivata verso le ore 17 nelle redazioni dei giornali e si è immediatamente, come è naturale, diffusa in città anche prima dell'uscita dei giornali stessi. Alla il ministro degli esteri, on. Di San Giacomo, ha comunicata la notizia dell'attentato, osservando che il popolo italiano, il cui cuore palpita sempre per ogni umana sventura, e non è mai insensibile di fronte ad alcun dolore, umano, fa eco con sentimenti di amico e di alleato al dolore della Monarchia austro-ungarica. In Vaticano la impressione per la tragedia di Sarajevo è stata, come è facile immaginare, enorme».
Il mese di giugno si chiude fra mille interrogativi ed incertezze; la tragicità di Sarajevo avrà nel seguente mese di luglio 1914 le sue estreme e catastrofiche conseguenze.

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