Il nuovo presidente della Federazione... speriamo sia un galantuomo. L'auspicio di Giuseppe Ciaghi
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- Categoria: Giuseppe Ciaghi
- Pubblicato Mercoledì, 28 Settembre 2016 22:31
- Scritto da Giuseppe Ciaghi
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Nella sua lunga storia - un percorso che attraversa tre secoli - la cooperazione trentina ha dimostrato di saper superare ostacoli e situazioni difficili grazie al valore dei princìpi cui si ispira, alla lealtà, all'intelligenza e alla generosità dei suoi uomini, sorretta dal vincolo di fedeltà dei soci, dalle capacità imprenditoriali dei presidenti e dalla dedizione dei dipendenti.
Oggi purtroppo il movimento, rimasto senza una guida, si trova in crisi profonda, allo sbando come non lo era stato mai, con una credibilità e un'immagine in continuo calo, vittima di lotte intestine proprio nel momento in cui si trova a dover affrontare pesantissimi attacchi provenienti dal mondo della finanza, dal regime politico e dal mercato senza regole. Comportamenti interessati che hanno creato una disaffezione e una sfiducia preoccupanti nella base sociale, avvertibili sia nei diversi settori sia sul territorio.
"Chi semina vento, raccoglie tempesta!" L'adagio è sempre attuale.
Quando si deroga dai princìpi, modificando statuti e regole per raggiungere determinati obiettivi, discostandosi dai valori fondanti, quelli che hanno reso la cooperazione funzionale e indispensabile al benessere della nostra terra, prima o poi i nodi vengono al pettine.
L'aver tradito il rapporto di uguaglianza fra i soci "una testa un voto", che sta alla base della società cooperativa, concedendo più potere a chi più possiede doveva per forza finire col mettere in crisi il sistema, come purtroppo è accaduto, ed esporlo agli attacchi di chi propugna la società fondata sul censo. Gli ibridi sono sterili. Lo insegna la natura.
Aberrante è per esempio il fatto che ai Consorzi di secondo grado, nati come strumenti tecnici, e sottolineo il termine "tecnici", a supporto delle cooperative di base dalle quali sono costituiti, sia stato concesso di votare gli organi politici della Federazione, e per di più con un peso sempre maggiore e determinante. Questo ha permesso il formarsi di gruppi di potere e di logiche di gestione che hanno portato allo sfacelo attuale e a tenere i soci lontani dai centri decisionali. Di fatto i manager e l'apparato, invece che mettersi al loro servizio, hanno sostituito i soci e si sono impossessati arbitrariamente delle loro prerogative.
Che occorra un sano ritorno alle origini, una rifondazione del movimento con una revisione dei vincoli in essere e un recupero del protagonismo dei soci è nelle attese di quanti credono ancora, in cuor loro, e sono tanti, nella necessità di una società cooperativa per salvare il mondo dalla distruzione verso cui lo stanno indirizzando la società dei consumi, le multinazionali e la finanza.
Decisivi per noi saranno gli avvenimenti di quest'ottobre con la scelta e la nomina del nuovo presidente della Federazione.
L'auspicio è che sia un "galantuomo", come lo intendeva don Lorenzo, e che abbia la sensibilità, la volontà e la forza di avviare un discorso nuovo, rigeneratore, ascoltando tutti, ma decidendo con la barra del timone ben ferma su quei princìpi e su quei valori che hanno dato vita e vigore al nostro movimento.