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1801: delibera della Comunità di Tione di vendere l’argenteria della Chiesa per soccorrere i poveri

Nel nome di Dio. Correndo l’anno di nostra salute mille ottocento e uno, indizione quarta, in girono di Domenica del mese d’Aprile, dico 12 Aprile 1801, in Tione ed in faccia alla casa Serafini, ove di solito viene congregato il pubblico Consiglio;

  • presenti in testimoni e pregati Giacomo e Giuseppe quondam Bortolo Tommasi di Tione,

  • quivi personalmente esistenti li magnifici: Andrea quondam Andrea Failoni, massaro attuale della magnifica Comunità di Tione, Antonio quondam Antonio Zamboni, Giovanni Battista Parolari, Giuseppe Armani, Giacomo Salvaterra quali amministratori e Reggenti la Comunità;

  • come pure Vigilio quondam Salvador Villi, Giuseppe Antolini, Giovan Battista Battocchi, Filippo Andreolli, Tommaso Antolini, Antolino Antolini, Nicolò Benvenuti, Giacomo Failoni, Francesco Pellegrini, Giacomo Andreolli questi tutti quali giurati che formano il pubblico Consiglio di questa Comunità;

  • quivi congregati ed invitati dalli saltari Valentino Pellegrini e Mattia Armanini, fatto jeridì, a questo unico effetto presenti e così riferenti, facendo li sudeti a nome della predeta Comunità, per cui promettono de rato ne’ proprio loro beni, quelli obligando in valida forma, rinonciando alla Legge dicente: Factum alienum promiti non posse (Non si può promettere una cosa degli altri, avisati da me notaro, in sequella d’ordine espresso di tutta la Comunità, avuto oggidì in publica regola, con voti affirmativi 58 contro 6 negativi;

  • ed hanno esposto qualmente la prefata Comunità, affine di provedere alle presenti calamità urgenti de’ poveri, che gemono di fame, abbiamo divisato, previa però l’approvazione superiore, di alienare l’argenteria delli altari di codesta Chiesa, per sovenire col prezzo di questa li più poveri di questa Comunità, con provedergli del necessario vito, di cui sono all’estremo bisogno, per non saper al presente in quale altra maniera potergli soccorrere.

E per effetuare ciò furono nominati in procuratori Andrea Failoni, massaro, e Giacomo Salvaterra, presenti e tal peso accettanti e stipulanti, affine ed effetto di poter in nome della sudetta Comunità passare alla vendita dell’argenteria sudetta a chi che sia, per il prezzo che verrà convenuto, con facoltà di poter incassare il denaro e di poter fare ed aggire e tratare tutto ciò che sarà creduto opportuno e necessario dalli predetti procuratori, come se fosse sempre presente tutto il Consiglio e Reggenza sudeta di Tione; prometendo li sudeti consoli e massaro e giurati per la loro Comunità principale di avere il tutto che verrà apperato da detti procutatori fermo e rato; rinunciando perciò a qualunque eccezione ecc.; obligando ecc.; me notaro come publica persona stipulante; dandogli ecc.; concedendogli ecc.; ed accettante a nome di che ecc.

Io, Antonio Oradini, publico notaro di Tione, alle premesse cose fui sempre presente e quelle, pregato, ho scritto, letto e publicato. In fede di che mi sono quivi autenticamente sottoscritto, apposito ecc.

 

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In: Archivio della Curia Arcivescovile di Trento. Libro B 1801 n° 104 doc. 100.