Il ricordo di Paolino Scalfi. «Ciao, Bàito, dal Musón»
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- Categoria: Giudicarie
- Pubblicato Venerdì, 20 Gennaio 2012 17:46
- Scritto da Mario Antolini Musón
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La notizia ormai è ormai di pubblico dominio: giovedì 20 gennaio è scomparsa un'altra delle più eminenti personalità culturali delle Giudicarie, quel Paolino da Preór che aveva sempre voluto essere chiamato con lo scotùm di famiglia: él Bàito! Ottimo e prezioso maestro elementare in vari paesi, in particolare a Breguzzo ed a Tione, aveva saputo sostanziare ed arricchire la formazione scolastica dei propri alunni dotandoli dell'attaccamento al loro territorio attraverso la conoscenza geografica e storica che gli scaturiva non solo dal suo sentirsi giudicariese a tutti gli effetti, ma soprattutto dal continuo studio che ha perseguito per tutta la vita sui documenti degli archivi per carpirvi l'essenza della vita secolare del Trentino e delle Giudicarie, con particolare riguardo a Preore, Ràgoli, Regole di Spinale e Manéz e Tione.
Aveva alle spalle i severi anni di studio a Fano, nelle Marche, durante gli anni dal 1939 al 1940; lunghi anni della fanciullezza e dell'adolescenza che, oltre alla ferrea formazione del tempo, gli avevano lasciato in cuore quella salda nostalgia del paese natio che è propria di coloro che lo devono temporaneamente abbandonare per motivi o di studio o di lavoro. Nel secondo dopoguerra le difficoltà del tempo per assicurarsi il posto di lavoro in sede fissa come maestro elementare; quindi la famiglia con la maestra Noemi Sartorazzi, poi i figli, poi i lunghi anni di scuola ed il costante, ininterrotto, indefesso attaccamento alla storia della propria terra: un impegno che ha contrassegnato nettamente la sua figura di Giudicariese. Un impegno che - dagli anni Sessanta/Settanta - ha condiviso ininterrottamente con Silvia Marchiori di Saone e con Ezio Scalfi di Tione in quel nucleo di storici che sono passati alla storia come SPES: Silvia, Paolo, Ezio Scalfi con una sequenza anche di importanti pubblicazioni che restano a documentazione del loro passaggio fra noi.
Mi sono trovato personalmente coinvolto con loro durante la preparazione e la stampa degli "Statuti di Tione: 1759/1757" nel 1974, e del primo volume "Le Regole di Spinale e Manez" nel 1977. Con loro ho condiviso altri studi e ricerche, ma sopratutto alla loro scuola (e dalla loro determinante amicizia) ho assunto l'entusiasmo e la caparbietà che si devono avere nel saper e voler sondare tutto ciò che sta alle nostre spalle e che può illuminare il nostro presente per meglio individuare il domani. Quella della SPES è stata una vera fucina, rimasta accesa per troppi pochi anni, ma che ha riscaldato l'atmosfera culturale della nostra comunità territoriale lasciando una traccia indelebile di quanto da loro fatto e seminato. Oggi le Giudicarie sono più povere, ed è triste per me assumermi il compito di salutare anche questo intimo amico, dopo aver dovuto anche salutare sia Silvia che Ezio: persone che mi auguro possano far sentire il loro spirito anche alle generazioni future.
Di Paolino porteremo il ricordo della sua tenacia, dei suoi entusiasmi, del suo carattere focoso quando c'era da difendere determinate posizioni culturali su argomenti controversi e discussi: sapeva coraggiosamente imporre il frutto dei suoi studi, delle sue analitiche ricerche, delle sue convinzioni basate su quanto stava via via scoprendo nelle "vecchie carte"; ma ugualmente la sua disponibilità e il suo saper stare con tutti. I suoi alunni porteranno con sè i suoi insegnamenti sempre legati alla più stretta scientificità professionale, sempre alimentati da una corretta visione di vita all'interno del proprio contesto sociale alla luce anche di quanto egli sapeva "far passare" loro dal passato. Gli amici ricorderanno l'amico col quale era gratificante incontrarsi ed a sedersi, magari al bar, in ore ed ore di conversazioni sempre interessanti, sempre ricche di quello che egli andava via via scoprendo e di cui faceva parte chiunque sempre con immutato entusiasmo. Ai figli il ricordo di un "uomo" ligio al dovere, vissuto sempre con la massima rettitudine, soprattutto intellettuale, e fortemente legato alla "vita di famiglia" concepita e vissuta secondo i canoni ed i valori della più schietta e saggia tradizione popolare propria dei secoli passati.
Ciao, Bàito, dal Musón