Nuove fusioni sì.. ma solo come inizio! Al legislatore il saper prendere le opportune deduzioni in favore di una ristrutturazione istituzionale del territorio che deve adeguarsi al corso della storia
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- Categoria: Giudicarie
- Pubblicato Lunedì, 14 Aprile 2014 21:53
- Scritto da Mario Antolini Musón
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Nel leggere sui quotidiani l'annuncio del positivo risultato delle prime fusioni fra Comuni nel Trentino – dopo quelle felici di Ledro e di Comano Terme – si è riscontrata una certa soddisfazione sia da parte delle popolazioni interessate sia pure dagli amministratori pubblici e dai politici.
Ma non ho ancora riscontrato qualcuno che abbia aggiornato uno studio sul Comune amministrativo inteso dal suo nascere dal Codice Napoleonico in poi; ossia un'indagine dottrinale sulla loro originaria istituzione, sul perché l'impero austroungarico lo abbia voluto così numeroso nel Trentino e poi il regno d'Italia che li abbia voluto i Comuni amministrativi così drasticamente ridotti di numero e, successivamente, la Regione Trentino-Alto Adige che ha concesso una parziale ricostituzione di alcuni di essi, fino a giungere, dopo mezzo secolo, a capire che bisogna tornare a "fonderli".
Credo che sul numero e sulla distribuzione territoriale dei Comuni in uno Stato vi sia sempre stata e vi debba essere una certa premessa giuridico-amministrativa ed una considerazione di ordine sociale, poiché già nel 1859 troviamo sulla Gazzetta di Trento una dettagliata circolare sulla "Concentrazione dei Comuni", ed alle spalle del provvedimento degli anni Trenta dell'Italia sull'aggregazione/unione dei Comuni ci deve essere stato senz'altro un attento studio addirittura a livello europeo.
Per cui io ho l'impressione che il lasciare le nuove fusioni ai "sì" di un referendum sia riduttivo: è un bene che si riconosca nell'assenso delle popolazioni alle scelte giuridiche un perno della vita sociale, ma l'essenza delle istituzioni pubbliche (vedi per esempio i Comprensori e le Comunità) devono essere frutto di considerazioni studiate a fondo da chi ha il compito di governare e di gestire gli ampi territori di competenza: Regioni, Nazioni, Stati.
Per le nuove "fusioni" è stata scelta la strada dei "referendum" e, fortunatamente, si è constatato che la preparazione comunitaria trentina è riuscita a comprendere, dal basso, l'opportunità di dare alla costituzione dell'attuale Comune amministrativo le caratteristiche di un maggior numero di abitanti e di una più estesa porzione territoriale. Infatti tutti i referendum di fusione posti in essere in questi ultimi anni hanno avuto l'assenso delle popolazioni interessate. Questo gioca a favore della positiva trasformazione mentale delle nostre comunità: al legislatore il saperne prendere le opportune deduzioni in favore di una ristrutturazione istituzionale del territorio che deve adeguarsi al corso della storia.
Ragione per cui, constatato che anche questa scelta giuridica si è dimostrata positiva, vi è da augurarsi che venga accelerata con la certezza che le popolazioni, alla base, sembrano davvero cresciute e pronte alle nuove prove della storia.
Per i Giudicariesi sarà un ripercorrere la propria storia dai 13 Comuni napoleonici del 1800, passati ai 64 austroungarici, ai 16 impropriamente detti fascisti, ai 40 del Comprensorio negli anni Settanta ed ai 36 della Comunità nel 2015. Il cambiamento dell'estensione di Comuni non ha impedito ai Giudicariesi di rimanere tali e quali ed a vivere ordinatamente insieme, fermo restando, però, che i 91 Comuni catastali non hanno mai subito o ampiamenti o riduzioni di sorta: il territorio se lo sono suddiviso le generazioni durante i secoli e tale è rimasto ed affidato alla gestione delle Asuc le quali rimangono "custodi" degli immutati e immutabili "Usi Civici" e che dovranno avere una delicata ma adeguata presenza nell'ambito di ogni Comune amministrativo, qualsiasi ampiezza territoriale esso abbia.
Mario dei Musón