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Giudicariesi... a Trento

Le mie giudicarie

Dal 1994 un gruppo di Giudicariesi, che vivono a Trento per comprensibili ragioni di lavoro (si calcola che siano più di duemila), si è costituito in un gruppo di amici, quasi un'associazione -Associazione Amici delle Giudicarie- , per avere modo di periodicamente incontrarsi o a incontri conviviali, o in gite sociali e specialmente in serate culturali durante le quali trovano modo di riallacciarsi soprattutto alle loro rispettive vallate bagnate dall'Alto Sarca e dall'Alto Chiese. Così è accaduto giovedì sera, 19 aprile, presso l'ospitale sala del Circolo Rosmini per un incontro sul Parco Adamello Brenta e sul volume di Mario Antolini "Le mie Giudicarie".

Oltre settanta persone hanno gremito la sala ad ascoltare l'illustrazione del Parco attraverso le relazioni rispettivamente del presidente Antonio Caola e del direttore Roberto Zoanetti, i quali hanno ripercorso l'iter istitutivo dell'Ente, soffermandosi principalmente sulla mole di attività di cui oggi il Parco è diventato il volano. Data la familiarità dell'incontro, supportato dall'evidente e constatabile interesse degli ascoltatori tutti legati, anche individualmente, al territorio stesso del Parco che proprio nelle Giudicarie ha la sua maggiore estensione, i due relatori hanno potuto entrare nel pieno merito di una attività peculiare che ormai è riuscita a compenetrare non solo il territorio stesso, ma soprattutto le popolazioni che del Parco stanno diventando le protagoniste e le direttamente interessate, senza parlare delle ripercussioni nazionali ed internazionali sia per i movimenti turistici che culturali.

Dato anche il supporto di filmati originali e chiaramente illustrativi sia del meraviglioso ambiente del Parco che spazia dai ghiacciai dell'Adamello alle dolomie del Brenta e dalle verdi foreste di Val Genova a quelle delle Valli di Fumo e Daone a sud e di Val d'Algone ad est, sia delle potenzialità operative della conduzione del Parco stesso, i presenti hanno potuto davvero spaziare su una realtà certamente amata ma non ancora del tutto conosciuta, per cui l'avvincente dialogo che poi si è aperto tra relatori e pubblico è maggiormente servito ad entrare nello spirito del Parco e della sua ormai determinante importanza sociale di cui non si potrà più fare a meno. Ed, infatti, raggiunti obbiettivi impensabili con riconoscimenti scientifici ed organizzativi di valenza mondiale, il Parco è diventato non solo un'oasi di bellezza da godere nel raccolto silenzio della montagna con lo spirito degli osservatori e degli alpinisti, ma è diventata una palestra culturale nella quale si "studia" la Natura nelle sue diversificazioni in geologia, in rocce, in petrologia, in fauna ed in flora: si tratta di un immenso anfiteatro (ma racchiuso in soli 620 chilometri quadrati) in cui il Creatore ha raccolto, quasi in un piccolo scrigno, le maggiori e peculiari ricchezze possibili della sua creazione.

Evidente e cordialmente esplicitata la soddisfazione dei presenti all'interessante esposizione che si è conclusa con la parole del dott. Elio Caola sull'opera "Le mie Giudicarie" (Antolini editore, 2002) di Mario Antolini: «Abbiamo il piacere e l'onore di avere qui con noi un Giudicariese doc, il dottor Mario Antolini, uno di tanti, troppo emigrati dalle Giudicarie. L'amico Mario dovette vivere a lungo lontano dalla sua Tione, soffrendo la sottile nostalgia che provano coloro che per vari motivi, vivono altrove dal luogo natio. È stata certamente anche questa lunga assenza dalla terra di origine che ha ispirato Mario a scrivere il bellissimo libro "Le mie Giudicarie". Già il titolo ne disvela la motivazione: l'amore per i luoghi d'origine e per la comunità, con la rivendicazione di essere soprattutto giudicariese. Mario inizia raccontando l'emozione, a noi tutti ben nota, che provava al ritorno da Milano, dove frequentava la scuola d'Arte grafica, nel momento del passaggio dal Ponte Càffaro quando rivedeva il profilo delle sue montagne, gratificante preludio del ritorno a casa o, come lui dice, nel piccolo "Stato indipendente delle Giudicarie". In questo straordinario libro è narrata la storia della nostra gente e la sua identità intesa come conoscenza del passato, purtroppo dai più ignorato. Mario è uno straordinario conoscitore della storia, degli usi e costumi, della cultura e della mentalità dei Giudicariesi per i quali sogna una ritrovata unità, intesa come un unico "agglomerato urbano", un popolo conscio della propria identità, pur nel mantenimento delle autonomie e delle peculiarità di ogni componente. L'autore conclude il lavoro con la speranza di essere riuscito a sollecitare studi approfonditi sull'affascinante tema delle Giudicarie e di aver contribuito ad elevare il livello della cultura e della conoscenza storica del popolo giudicariese. Il libro di Mario è un grido d'amore per la sua terra, rivolto soprattutto ai giovani nella speranza che venga da loro accolto e apprezzato. Ma è anche una denuncia della chiusura mentale di coloro che vivendo sul territorio non riescono a rendersi conto di questa ricchezza e non fanno nulla per valorizzare un patrimonio secolare che non ha l'eguale. La lettura del libro, illustrato da spettacolari scorci paesaggistici di Luigi Bosetti da Ponte Arche, trasmette un forte senso di orgogliosa appartenenza, unitamente ad una preoccupata visione del futuro della nostra bellissima "piccola patria giudicariese". Lo "stare insieme" invocato da Mario è una esigenza di grande attualità, non solo esistenziale. Speriamo che gli Enti Locali sappiano amministrare la Comunità di Valle delle Giudicarie con questi intenti unitari e si realizzi, finalmente, il sogno dell'amico Mario e di tutti noi. A voi "buona lettura", ed a Mario un grazie riconoscente».

In chiusura, al 92enne interessato non è rimasto che ringraziare, con forte e visibile emozione e commozione, leggendo i suoi ultimi scritti giudicariesi: "Una terra da amare" e la poesia in dialetto tionese "Giudicarie... La nòsa cà'...el nòs tochèl de posto".