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Famiglia Cooperativa di Pinzolo, comunque vada sarà un insuccesso

Cooperazione Trentina

Il caso del Commissariamento della Famiglia Cooperativa di Pinzolo, che ha spodestato nell'ottobre del 2014 il suo Presidente Ornello Binelli, con il conseguente ricorso al Tar che sostanzialmente dava ragione alle scelte della Pat e della Federazione Trentina della Cooperazione e il successivo appello al Consiglio di Stato di pochi giorni fa che sembra reintegrare Binelli nella sua funzione di Presidente, sta facendo discutere e non poco sia in val Rendena che a livello provinciale.
A più di un anno di distanza dal Commissariamento non si è ancora capito perché, in una grande famiglia come quella della Cooperazione trentina, non si potesse intraprendere una strada diversa e, soprattutto ed opportunamente, anche magari condivisa. Almeno che non vi fosse il pericolo che il Presidente Ornello Binelli fuggisse con la cassa: forse sarebbe stato più opportuno convocare un'assemblea per discutere, insieme all'amministrazione, sui problemi del momento e sulle eventuali e possibili scelte ritenute da modificare o da correggere; quindi, trovare una via per garantire il meglio per le sorti della Famiglia Cooperativa di Pinzolo. Invece si è deciso con un blitz di delegittimare quanto deciso da un'assemblea di 2.000 soci senza provare a trovare alternative ad una soluzione così drastica. È stata scelta la via del "potere", attraverso il quale qualcuno dall'alto si è preso la licenza di calpestare i possibili passaggi democratici e la condivisione di un percorso.

Senza entrare nel merito delle motivazioni che hanno portato alla richiesta del commissariamento – che, tra l'altro, non sono ancora date a sapere - a molti in valle è parso un atto di arroganza tanto inopportuno quanto devastante. Tanto di più che a compierlo è stata una Federazione della Cooperazione a livello provinciale, che negli ultimi anni sembra aver perso qualsiasi credibilità, nonché la trasparenza necessaria a mantenere stima e fiducia. Una realtà che, purtroppo e da molti fronti, viene accusata di aver intrapreso scelte poco cristalline e di non aver vigilato su ciò che si faceva a livello di cooperazione.

Impossibile dimenticare gli investimenti finanziati per produrre la Mozzarella a Fiavè: un fiume di soldi buttati al vento in nome non si sa di quale progetto. Forse in nome della valorizzazione dei prodotti locali delle piccole aziende o della tradizione delle nostre valli? Come è stato possibile avvallare e dare il consenso ad un progetto faraonico per la produzione della mozzarella in una valle sperduta del Trentino dove dovrebbero emergere le produzioni di nicchia? Non poteva che diventare blu per la vergogna. La mozzarella.

Per non parlare della fine indecorosa che hanno fatto i Caseifici delle Valli, costretti prima alle fusioni per poi sparire in "Latte Trento". Per le Giudicarie un disastro. Si è perso un patrimonio immenso sotto la guida dei "saggi" lungimiranti della Federazione.
Anche per la vicenda della Famiglia Cooperativa di Pinzolo la scelta intrapresa dalla Federazione provinciale non sembra avere sortito effetti positivi. Il commissariamento ha portato ad un crollo di fiducia nella Famiglia Cooperativa di Pinzolo. Ha portato defezioni tra i soci, numerosi dei quali hanno perso totalmente il senso di appartenenza a valori che li accomunavano da 120 anni. Un danno che forse né il Servizio di Vigilanza della Federazione, che aveva chiesto il commissariamento, né la Giunta Provinciale, che ha di fatto disposto il commissariamento, hanno valutato attentamente prima di decidere di intraprendere una decisione tanto drastica quanto impositiva  senza aver provato prima a percorrere altre strade, coinvolgendo opportunamente la popolazione locale.
Ora, comunque vada, quanto è stato fatto e quanto è accaduto sarà un indubbio insuccesso. Si è contribuito a distruggere l'immagine di una Famiglia Cooperativa. Si è delegittimata un'assemblea. Si è trattato un Presidente, che può aver fatto anche scelte discutibili, come un criminale. Un uomo che ha vissuto nella Cooperativa e per la Cooperativa. Può anche aver sbagliato, ma forse un uomo che ha lavorato in Famiglia più di 40 anni, andava trattato come un figlio non come un attentatore del quale si cerca di sbarazzarsi con qualsiasi mezzo.

Se questa è la Cooperazione, se ne vantino pure a Trento. Qui in valle non sappiamo che farcene.