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Breguzzo, casa Ciolli. Il comune la vuole demolire. Ma la soprintendenza dei Beni Architettonici la dichiara patrimonio culturale...

Casa Ciolli a Breguzzo strada statale del Caffaro

C'è una casa all'interno dell'abitato di Breguzzo. Assieme ad altri edifici che si affacciano sulla statale 237 del Caffaro costituisce da sempre un serio problema alla viabilità. In quel punto la strada si stringe a imbuto, è in semicurva e soprattutto quando due grossi tir si incrociano per chi vi transita sono dolori. Per risolvere in modo definitivo il problema,la soluzione sarebbe la circonvallazione del paese. Da anni se ne parla. Senza peraltro mai arrivare al nocciolo. Anche perché nelle stesse condizioni di Breguzzo, lungo la strada che porta a Madonna di Campiglio, di problemi analoghi ce n'è più d'uno. La stretta di Javrè è uno di questi. Per risolvere (anche se parzialmente il problema) il comune di Breguzzo ha individuato in casa Ciolli-Sembenotti la punta dell'iceberg del suo sistema viario. Raderla al suolo per la giunta di Antonello Ferrari, il sindaco, è la soluzione.

Per questo,da tempo, ha mosso passi con gli organi provinciali per risolvere il problema alla radice. Nell'iter di abbattimento dello stabile – in parte già concordato con il Servizio Gestione Strade della Pat – si sta mettendo di traverso un altro servizio della Provincia, che non riguarda la sicurezza viaria, la tutela del patrimonio storico-culturale.

Vale a dire la Soprintendenza dei Beni Architettonici. Il 17 di ottobre una determina del soprintendente Sandro Flaim (la n. 749) dichiara l'edificio in questione "bene d'interesse storico-culturale", mettendo di fatto i bastoni tra le ruote a chi, non tenendo conto della storia e delle caratteristiche architettoniche di quell'edificio vorrebbe farne tabula rasa. "E' documentato – si legge, tra l'altro, nella determina del 17 ottobre – che casa Ciolli-Sembenotti era diventata, luogo al quale l'irredentista Alfonso Ciolli (1804-1885) poteva fare riferimento e dunque luogo deputato alla memoria, non solo privata, ma ora anche collettiva della instancabile attività, a sostegno della causa italiana".

Chi era questo Ciolli? E quanta importanza rivesta nella storia e nella cultura giudicariese, e quindi soprattutto di Breguzzo, la delibera lo spiega nei particolari. Addentrandosi anche nei particolari strutturali e d'interesse artistico dell'edificio, dove, secondo il sovrintendete Flaim , per anni tra quelle mura si ritrovarono gli irredentisti giudicariesi (1848 Corpi Granchi e 1866 3aGuerra di Indipendenza), in attesa di dare il colpo di grazia al dominio austriaco.

I fatti si riferiscono al periodo storico che va dalla metà dell'Ottocento alla Terza Guerra di Indipendenza, dove Alfonso Ciolli, notaio e avvocato in quel di Tione, ma con "quartier generale" nell'abitazione di Breguzzo, fu a capo di una rete informativa che tramava per l'annessione del Trentino all'Italia. Edificio quindi d'indubbio valore storico culturale, dice dunque la Soprintendenza, a cui si deve aggiungere anche il pregio di alcuni dipinti in esso contenuti, come "lo sfondato pittorico del piano nobile, dove campeggiano le figure di Aronne, Hur e Mosè" con scene dell'Antico Testamento e i ritratti in grisaille di Alfonso e Paride Ciolli, figure di primo piano nelle vicende risorgimentali del Trentino.

Per questi motivi la Soprintendenza per i beni architettonici, in virtù delle norme d'attuazione dello Statuto speciale per la Regione Trentino Alto Adige, concernente la tutela del patrimonio storico, artistico e popolare, ha dichiarato "Casa Ciolli" bene di interesse culturale. Ne ha disposta l'annotazione nel Libro Fondiario. E notificato le disposizioni della delibera ad Alda Andreis e Paolo Sforzellini, gli attuali proprietari, nipoti alla lontana dei proprietari, che a quanto pare però avevano già dato la piena disponibilità dell'intera struttura all'amministrazione comunale, perché potesse disporne a piacimento nel progetto di demolizione.