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Quell'illuso del Musón, il blog di Mario Antolini

Don Guetti non c'è più ed il parlarne a iosa per farsi belli non serve a farlo rivivere... Divagazioni sulla cooperazione di Mario Antolini Muson

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Premessa

Sia che si parli di cooperazione o di qualsiasi altra attività umana occorre sempre e comunque partire dall'UOMO, poiché chi deve studiare, comprendere e soprattutto a fare quello che c'è da fare è sempre una persona: uomo o donna e di qualsiasi età. Di tutto quello che si discute e che si scrive e che c'è da fare è accolto e fatto proprio da persone/individui che opereranno secondo il proprio carattere, la propria buona fede, la propria onestà, la propria preparazione, la propria istruzione,la propria professionalità, la propria capacità. Soprattutto in coscienza intellettuale e morale.
Il difetto maggiore ed insistente della società odierna è il "chiacchierare" anche perché è aumentata l'istruzione e sono state facilitate le modalità di comunicare: tutti sanno dire e scrivere ciò che va fatto, come va fatto, deve essere fatto ma nessuno mai pensa a chi affidare il da farsi scavando in profondità e chiedendosi se ogni singola persona a cui sarà affidata una specifica competenza è o non è all'altezza del compito che dovrà assumersi per il bene degli altri. Da qui l'incalcolabile numero degli incompetenti [privi della dovuta professionalità] e dei disonesti [persone che approfittano della loro posizione per fare i propri interessi o di potere, o di prepotenza, o di carattere economico].
Compito irrinunciabile di chiunque, sempre ed ovunque: cercare con la massima oculatezza l'UOMO o la DONNA a cui affidare quanto è da dover fare per il bene comune!

Nella cooperazione.

Tutti si affannano a voler riscoprire don Guetti, chi è stato, ciò che ha detto, ciò che ha scritto e ciò che ha fatto. Ma don Guetti non c'è più ed il parlarne a iosa per farsi belli non serve a farlo rivivere. Pochissimi, invece, sanno mettere in luce che il suo aver potuto fare tutto ciò che è riuscito a fare gli è stato possibile solo perché ha saputo cercare di condividere le sue intuizioni mettendosi opportunamente e saggiamente attorno gli "uomini/persona di allora" che erano di uno stampo e di una onesta disponibilità del tutto diversa da quella che hanno gli uomini e le donne del Duemila. I suoi collaboratori, soprattutto i soci, e poi i dirigenti ed i dipendenti delle Casse Rurali e delle Famiglie Cooperative, erano persone convinte e che sapevano anche sacrificarsi per il bene comune cooperativo, con riunioni gratis (perfino con la multa a chi mancasse) e con retribuzioni a dirigenti e dipendenti del tutto adeguate alle possibilità di ciascun ente cooperativo.
Lungo il ventesimo secolo e dopo il Duemila il progressivo degradarsi della compattezza della cooperazione non è stata la conseguenza del perché si erano indeboliti gli ideali e la sostanza o l'essenza della cooperazione, ma solo perché progressivamente si sono alternate le persone che dovevano farla camminare nel tempo e portare avanti i benefìci dell'intrinseca validità dei valori cooperativi, e non rallentare il passo esaltando ed assecondando l'ambizione o l'avidità dei dirigenti e dei dipendenti, trascurando in maniera ignobile le determinanti potenzialità dei Soci che avrebbero dovuto mantenere ed accrescere la loro essenzialità del mondo cooperativo.
A mio modesto parere - ravvalorato dalla mia esperienza partita negli anni Trenta a giunta a tutt'oggi 2017 - pur senza poter accusare nessuna persona in particolare, si è dovuto percepire l'accrescere della presenza di dirigenti e dipendenti incapaci o non adeguatamente preparati, addirittura dei disonesti che hanno fatto i propri interessi a proprio favore soprattutto economici. Per i dirigenti di alto livello non sempre sono state scelte persone eccezionalmente capaci e ben preparate ed oneste alla stregua di don Guetti. Gli "affari" ed il "potere" hanno prevalso sulla bontà intrinseca della cooperazione in se stessa considerata, e consapevoli di dover avere una eccezionale capacità di vedute sulla bontà del patrimonio che avevano in mano; purtroppo si ha la sensazione che vi siano state anche persone che più che di usufruire della cooperazione per il bene comune, se ne sono serviti per ben altre finalità; e ciò a tutti i livelli, dalle istituzioni centrali alle più piccole Casse Rurali e Cooperative di consumo senza parlare del proliferare della cooperative in tutti gli altri settori più o meno economici compreso l'ultimissimo settore delle cooperative sociali. Non vuole essere un atto di accusa, ma solo una semplice considerazione in coscienza da prendere con la dovuta e delicata accortezza.
Credo che la cooperazione non la si serve e non la si salva attraverso gli studi, i convegni, le relazioni, le riviste, la carta stampata, il partecipare ai servizi radiotelevisivi. A mio modesto modo di vedere, se si vuole davvero salvare il salvabile bisogna lavorare sulle persone: uomini e donne, giovani e adulti di tutte le età, soci, dirigenti e dipendenti a tutti i livelli. Don Guetti ha lavorato "coi suoi soci", che erano persone disponibili e davano tutto il loro entusiasmo e la loro generosa gratuita collaborazione per il bene comune. Chi mancava alle riunione e alle assemblee pagava la multa; oggi si riceve o un consistente gettone di presenza, o un lussuoso regalo! Per me è assurdo! A parer mio, oggi mancano uomini e donne di quella tempra, ossia fatti realmente e concretamente convinti che il "bene comune" valeva e vale molto di più del bene/benessere limitatamente personale.
Il problema chiave resta: "Per fare questo o quello... su CHI ci si può poggiare?" Questo il grande interrogativo, poiché si sa già che cosa c'è da fare in quanto è un argomento trito e ritrito. Limitarsi al "chiacchierare" [scrivere, convegni, riunioni, relazioni, interviste, articoli su quotidiani e riviste eccetera] è riduttivo, ossia non è sufficiente a "risolvere" il da farsi. Occorre dover e saper trovare le persone adatte, preparate, disponibili e professionalmente capaci di fare quello di cui si è chiacchierato e siano disponibili a saper mettersi «a servizio» delle finalità cooperative.

Mario Antolini Musón