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Quell'illuso del Musón, il blog di Mario Antolini

Amare le Giudicarie... "amare". La riflessione di Mario Antolini Muson. Ci siamo isolati in una miriade di centri abitati

comano foto Floriano menapace

"Amare": infinito presente del verbo amare; "amare": femminile plurale dell'aggettivo amaro. Durante le mie elucubrazioni cariche di anni, mi è passato per la mente di prendere in considerazione, almeno una volta, non sempre e non solo il mio attaccamento ed il mio affetto per la mia terra - le Giudicarie -, ma, in particolare, anche la voglia di soffermarmi un tantino sulla troppo "amarezza" che mi avvolge quando mi accorgo delle cose storte che impediscono alla mia gente di poter vivere in maniera più consona al grande patrimonio unitario che ha ricevuto, non solo con un ambiente geo-morfologico incomparabile, ma anche da una storicità che ha visto un'infinità di generazioni dilaniarsi l'anima per gestire un territorio tanto avaro di beni economici, che ha reclamato, per le antiche generazioni, fatiche ciclopiche per "coltivare" il territorio al fine di riuscire a sopravvivere.

Mi avvilisce l'ancora persistente individualità che serpeggia sia sull'intero territorio, che all'interno delle stesse famiglie. Non riusciamo a sentirci solidali gli uni con gli altri; non troviamo i modi giusti per creare e fare "comunità", nel senso di assaporare il piacere dello "stare ed operare insieme", come fossimo una cosa sola. Ci siamo isolati sia nella miriadi di centri abitati (oltre 125) in cui ogni gruppo si è rinserrato fino a giungere a prendere a sassate i propri confinanti, sia nelle Sette Pievi, in cui i primi abitatori delle nostre vallate avevano suddiviso il territorio appena trovato a loro disposizione dopo lo sfasciarsi dell'impero romano.
Gli otto secoli del Principato vescovile di Trento, il secolo di dominio austroungarico e l'attuale secolo di unificazione con l'Italia non sono riusciti a farci sentire un solo popolo, una sola vera compagine sociale, capace di intraprendere azioni ed attività comuni per rinsaldare le nostre capacità, la nostra forza di sopravvivenza, il nostro bisogno di un pane quotidiano meno "amaro" delle tradizionali "sette groste".

I 64 Comuni amministrativi istituiti dall'impero asburgico per un territorio disagiato e privo di facilitata viabilità erano stati ben presto ridotti a solo 15 (più il sedicesimo di Valvestino) per trovare un maggior aggancio di solidarietà sociale, ma ben presto - Regione e Provincia consenzienti - vennero riportati a 40 con evidente spaccatura della gestione territoriale e sociale. Una esagerazione di Sindaci e Consigli comunali per soli 35.000 abitanti, che stanno dando del filo da torcere ad una Comunità delle Giudicarie, che stenta a comporsi - così come accaduto col Comprensorio - perché un incomprensibile e deleterio campanilismo non dà modo ai responsabili di sapersi e di doversi trovare di fronte ad una sola compagine sociale, la compagine giudicariese, e non di fronte a poche centinaia di persone che non possono più continuare ad isolarsi come quando erano fuggite dalla pianura padana perché incalzate dalle invasioni barbariche!

Dai due bacini imbriferi bagnati dai due fiumi che nascono dallo stesso identico ghiacciaio che abbiamo "in comune", sono nati i due Consorzi Bim destinati ad usufruire ed a gestire i sovracanoni "esclusivamente a favore del progresso economico e sociale delle popolazioni" ma non si sono mai visti "unirsi insieme" a progettare qualcosa di unitario a favore della popolazione giudicariese assunta e "servita" nella sua compattezza di sole poco più di trenta migliaia di abitanti.
Con soli 8 mila abitanti in Rendena, 8 mila nella Busa di Tione, 8 mila nelle Giudicarie Esteriori e 13 mila nel Chiese siamo gestiti da 39 Municipi, 39 Sindaci e rispettivi segretari comunali con consigli comunali e dipendenti a iosa; da 2 Apt, tre Consorzi turistici e parecchie decine di Pro loco per un turismo che unitario è e unitario resta; di parecchie decine di Istituti di credito; di cooperative di consumo, di credito, di assistenza e sociali in numero forse piuttosto dispersivo. Senza parlare di un Volontariato tanto generoso quanto disseminato in ogni dove e privo di collaborazioni efficaci ed unitarie almeno nelle comuni finalità. Ed ognuno corre per proprio conto, incurante gli uni degli altri e del tutto indifferenti di fronte ad una possibile ricerca di unire gli sforzi comuni verso identiche finalità, con minor spesa, con minor sforzo e con maggiore redditività.
Ecco perché, in un certo senso, le Giudicarie mi sono "amare": perché mi tolgono il piacere di vederle convergere verso quell'identità che ci è propria per geografia e per storia, perché mi privano della soddisfazione di assistere - ieri nel Comprensorio, oggi nella Comunità - ad un rinnovato e rinnovabile Capitanato delle Giudicarie che al proprio interno provveda autonomamente a tutto ciò di cui i cittadini hanno bisogno. E mi permane il senso dell'amaro in bocca anche nel constatare che i Giudicariesi non si conoscono e soprattutto non si frequentano tra loro: quanti abitanti del Chiese sono andati ancora nel Banale? Quanti abitanti del Bleggio o del Banale sanno od hanno visto Brione? Quanti Tionesi o Storesi sono saliti a Santo Stefano di Carisolo o a San Giovanni di Massimeno? Quanti Campigliani sono stati a Ràngo di Bleggio od a Ràngo di Condino? Quanti nostri convalligiani conoscono le cave di marmo in Val di Breguzzo o la Val d'Ambiez? E gli esempi potrebbero continuare all'infinito: eppure le bellezze ambientali ed i centri storici di raro interesse non mancano certo... specialmente a disposizione delle nuove generazioni che, fra l'altro, hanno a disposizione una ricca serie di istituzioni scolastiche - più il Parco - che organizzano gite scolastiche in ogni dove, ma mai all'interno del proprio territorio. Per me è una vergogna sociale, anche perché nessuno ha mai saputo denunciarla a dovere!
Indubbiamente è tanta e motivata questa mia intima e vissuta "amarezza" che, tuttavia, non riesce ad intaccare un "amare le Giudicarie" che resta intatto ed immutato nella certezza che, prima o poi, anche tutti i Giudicariesi si renderanno conto di abitare la più bella, e socialmente ospitale, oasi alpestre di tutto il Trentino e di tutte le Alpi.
Quell'illuso del Musón