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"La musica sei tu" di Kimbo Ina Vellocet

LA MUSICA SEI TU k 

... Vedi come la musica ha "miliardi di facce"...
La musica è il luogo della scoperta, uno spazio da concepire non come una storia,
o una danza, o altro, ma IL LUOGO DOVE RECARSI: se vuoi andare in quel luogo
devi semplicemente ascoltare.
Respira, stai fermo, muoviti, socchiudi gli occhi, ricrea la tua vita dentro il ritmo della musica
e Lei diventerà la tua medicina. Come fosse una luce che ti attraversa e che guarisce malesseri,
disarmonie e tristezze.
Quando ascolti la musica non ti viene trasmessa solo la musica, ma un'intera esistenza.
Niente è solo musica. Dentro le sue onde vivono immagini, persone, mondi ...
Universi vicini e universi abissalmente lontani.
Una vibrazione invisibile che riesce a superare il tempo e il luogo.
Per me la musica è proprio l'arte per eccellenza.

                               (Kimbo Ina Vellocet)

Cover art, gli involucri d'arte della musica. Bjork, "Homogenic", 1997. Da "La Musica sei tu" di Kimbo Ina Vellocet

HOMOGENIC 1 - La musica sei tu
Sorprendente! Magnificamente sorprendente il gusto dell'artificio che pervade questa immagine dai multiformi significati. Si esalta la qualità del "Barocco", in un'estasi di meraviglia che supera gli orizzonti della realtà per approdare nel luogo dell'immaginifico, del superiore.
Barocco, perché l'accumulo di segnali è addirittura ridondante, posto in essere come se le cose avessero una loro eco interiore, barocco e pop perché l'intrigo di provenienze culturali pare non avere scrupolo alcuno, lasciando coesistere esperienze assolutamente le più disparate.

Una ritrattistica di lontana memoria rievoca il "genere" proprio maggiormente ricercato nel '600, il ritratto come la rappresentazione più complessa della realtà, la verità costretta dentro un amalgama di segni addensati a rendere verosimile qualcosa che qui, ora, troviamo trasposto in fotografia, sembrando pittura, ospitando elementi di make-up, indugiando sulla qualità dell'abbigliamento, riferendo di similitudini da cartoni animati.
C'è tutto in questa grafica silenziosa, fatta di fissità centrale, frontale, dove tuttavia riusciamo ad intuire il bombardamento di fondo che appare attraverso screziature di colore, come di arte contemporanea astratta.

Tradizione nel kimono di raso giapponese, religiosità nel rosso che scorre all'interno, ancestralità africana nella colonna di cerchi dorati che costringono il collo, brivido Hollywoodiano nella bocca di petalo rossettata, gli occhi da gatto di Rejkiavik e i capelli che attorcigliati sembrano le orecchie di Topolino; ed infine le mani poste in preghiera, con tanto di unghie appena uscite dalla manicure delle sfilate di moda.

E' un vero cataclisma organizzato, un guazzabuglio che trasforma la visione in immaginazione, il look del mistero del silenzio successivamente interrotto dalle tracce elettroniche create in collaborazione con Eumir Deodato e Howie B.
Anche con questi due autori, il passato ed il presente rimescolati, poi, la voce di Bjork.
Tutto omogeneizzato, ma con un sapore assolutamente inedito.
L'opera fu concepita e realizzata dallo stilista Lee Alexander McQueen (Londra, 17 marzo 1969 – Londra, 11 febbraio 2010).