Sigur Ros. "Agaetis Byriun" (1999). Una suite mistica che arriva dai ghiacci
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- Categoria: La musica sei tu
- Pubblicato Mercoledì, 12 Febbraio 2014 18:18
- Scritto da Kimbo Ina Vellocet
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Solo qualche traccia per rendersi conto delle intensità e subito ritrovare materiali sensibili di provenienza prossima all'Antico.
I Sigur Ros, islandesi dalle sembianze azzurro cielo si espongono qui, con tutto il loro artifico "extraterreno", manifestando un'indole eterea difficilmente rintracciabile in altre band sul finire degli Anni '90.
Eppure sembra un richiamo alle singolarità di molto tempo prima: ascoltare questo disco oggi, corrisponde a ciò che si faceva in Anni '70 con "Hosianna Mantra" dei Popol Vuh, con "La Norma del Cielo" di Claudio Rocchi, per il quale la voce e la musica erano "Essenza" e luminosità delle particelle in movimento...
E' comunque qualcosa di nuovo, peraltro dove si incontrano i perimetri del Classico... Ecco i baccanali ottenuti con piene orchestrazioni d'archi alla Franco Battiato dove, inseguendo Wim Mertens, si inerpicano voci barocche in sospensione dentro auree di disincanto.
Tutto sembra porsi in anticipo per future epopee cavalleresche, per leggende abitate da eroi e guerrieri di ere primitive dove niente accade senza il volere degli dei.
Una rappresentazione onirica dove si attraversano paesaggi di fiaba incontrando flussi di energia oltre la natura del reale ed espressioni impegnative capaci di stimolare una partecipazione quasi spirituale.
Così, siamo catturati dentro il vortice di onde luminose mentre retrocedono verso l'infinito.
Una musica prossima al "Sacro", che procura nostalgia; il volo pindarico ed estenuante mentre si sta cercando una superiore soluzione alle questioni dell'umano, con le componenti riconoscibili, melodicamente adeguate e ordinate a riaffermare la loro origine celestiale. E tuttavia, proprio per queste proprietà, un album anche "benedettamente" sperimentale.