MASSIVE ATTACK. MEZZANINE - 1998. Battiti e respiri nelle profondità della notte. Da La Musica sei Tu di Kimbo Ina Vellocet
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- Categoria: La musica sei tu
- Pubblicato Martedì, 14 Ottobre 2014 18:06
- Scritto da Kimbo Ina Vellocet
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Un fremito d'allarme. Lo sfondo completamente assente, bianco, come se le cose fossero state inghiottite, l'alienazione contemporanea avesse allagato le menti e le avesse sommerse dentro un plasma luminoso senza scampo. In primissimo piano ecco materializzarsi l'essere tremendo che ci incute paura, ribrezzo e voglia di allontanarsi. Una specie animale somigliante ad un "alien", semidistrutto, calpestato e reso informe come dopo cruente lotte per la sopravvivenza.
Uno scorpione ibrido, una mosca, un acaro levigato o chissà quale mostro della mente sta uscendo da questa distesa candida. Entro nella musica ma ad una prima verifica osservo come tutte le impressioni percepite a "pelle di copertina", non siano convalidate: trovo una angoscia espressionista carezzevole già dalla prima canzone. "Angel" inizia con battiti come se il cuore nascosto prendesse a camminare, il fantasma di Hitchcoch stesse per affacciarsi in questo panorama urbano fatto di desolazione, alla maniera dei Joy Division. Mi raggiunge ad infrangere questo stato dall'erta la voce di Liz Fraser (Cocteau Twins) e "Teardrop" sembra trasformarsi in una folk-fiaba. La perfezione e la pulizia del suo canto affascina e trasforma i suoni oscuri che, da macigni, mutano in sottile polvere di cristalli sospesi.
"Inertia Creeps" si abbandona a descrizioni arabeggianti prima di aprirsi alla strumentale e bassa "Exchange" alla moda degli Art of Noise prima maniera. "Man Next Door" riprende l'umore crepuscolare e cupo, raggiungendo a tratti il sapore gotico dei Cure più emorragici. La ritmica si impone sopra strutture percussive poderose e la voce incede in maniera disarticolata, ondeggiando ed avvolgendo con vibrazioni poco distanti dal ghirigoro sonoro e dall'astrazione. Anche "Black Milk" sembra investigare sui contrasti: un "Latte Nero" inodore incute stati d'ansia subito mitigati dalla voce suadente di Liz che sembra scivolare sulla pelle. Poi "Mezzanine" si apre con un suono/dolore rincorso da "breath" elettronici e dalle sospirate declamazioni di fondo in dialogo fra il bianco e il nero. Poco prima della fine ecco la magica "Group Four", perla assoluta dell'intero disco, struggente per la iniziale, eterea atmosfera, quasi fosse il respiro degli angeli. Raggiunta la parte mediana del brano senza particolari interruzioni o cambi di ritmo, ecco affacciarsi la macchina interiore a prendere il sopravvento, mentre oscure batterie di suono scuotono l'aria accompagnando in una sorta di promenade tecnologica fino a sommergere piano piano la voce sottile a svanire nel gioco del rumore. Voto: 9 su dieci.