MY BLOODY VALENTINE. LOVELESS– 1991. Lacerazioni e motori sentimentali in conclusione del secondo millennio
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- Categoria: La musica sei tu
- Pubblicato Mercoledì, 21 Gennaio 2015 13:53
- Scritto da Kimbo Ina Vellocet
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Una cosa su tutte contraddistingue la musica di questo pregevole lavoro: l'uniformità stilistica! Inizi l'ascolto e ti trovi subito scaraventato dentro un vortice distorsivo dove avviene un ingorgo sonoro. La densità della musica è quasi materica, in alcuni passaggi rumoristici si srotola a schegge, suona come se dovesse attraversare pareti colme di asperità appuntite che la sbriciolano. Tuttavia la percezione di questo impasto avviene nella nostra ricezione in maniera uniforme, come se dopo essersi spezzettato il fiume di musica avesse la carica di riunirsi in un solo corso. Tutto si sovrappone: la base lacerata si svela giungendo alle nostre orecchie in un fluire raggrumato e tutto pare non sia completamente sintonizzato, come la voce solenne e angelica a muoversi fra queste onde dal profilo elettrico. Un tempo era il verificarsi della poesia dei Velvet Underground a dare significato al rumore, per restituire a questa parte del suono la dignità della musica organizzata...
Ora i My Bloody Valentine, in un rigurgito di nostalgia esistenziale, nell'ibrido fra canzone e pulsazione d'avanguardia, alla stregua delle manipolazioni motoristiche di un suono che diviene flusso costante e variabile solo nella sua corposità e nella continuità priva degli scarti della pausa e del silenzio. A partire da "Only Shallow", il primo di undici brani che modificano solo per qualche melodia ma non nella compattezza e nell'astrazione. Poi "Loomer", "Touched", "To Here Knows When", "When You Sleep", "I Only Said", "Come in Alone", "Sometimes", "Blown A Wish", "What You Want" e, per finire, "Soon"... Superfici sopra superfici, sommandosi creano strati di suono sempre più tridimensionale, rumori fragili e sognanti accompagnati dalla voce incantata ed eterea di Bilinda Butcher si mescolano facendo sgorgare brividi da corto circuito elettrico ed emozionale. All'inizio sembra il manifestarsi di una pop band, ma come se stesse esibendosi dentro una centrale di energia che reagisce alle note. E così il suono esce screziato e, nella sua essenza, appare unico in una forma di "psichedelia atomica" più vicina al nostro tempo. Identico contenuto possiede anche la copertina tinta di fuxia, dove le forme indefinite e l'evaporare del colore modificano anche i segnali visivi che raggiungono il nostro occhio. Cromia dalla forte caratterizzazione e porzioni di spazio che interagiscono con gli oggetti in un gioco di layer in trasparenza per restituire profondità nell'indefinitezza complessiva. Il quartetto vede la partecipazione di Kevin Shields, e Bilinda Butcher, voci e chitarre, Debbie Googe al basso, Colm O'Ciosoig alla batteria.